Secondo la classificazione del naturalista svedese Carlo Linneo (Carl von Linné, 1707-1778), si ha una schedatura in lingua latina (denominazione binomia), da allora utilizzata per tutte le pubblicazioni di carattere letterario, scientifico e filosofico.
Regno: Plantae (Piante)
Divisione: Magnoliophita
Classe: Liliopsida
Ordine: Poales
Famiglia: Poaceae (Graminacee)
Genere: Arundo Specie: Arundo donax (canna comune)
Categoria: Poaceae
La canna comune o domestica cresce spontanea in tutta la penisola italiana. In Abruzzo ha la caratteristica di svilupparsi lungo i fiumi e i torrenti, sulla riva del mare, su scarpate collinari, sui margini di strade e sentieri che attraversano campi coltivati o incolti, contribuendo a dare un aspetto particolare al paesaggio, soprattutto quando il vento, agitando le sue foglie lanceolate, ne fa riverberare il fondo argentato con effetti suggestivi.
La canna viene utilizzata in campo agricolo quale sostegno di piante di pomodori, fagioli, cetrioli, zucche, viti; per recinzione di orti e giardini; per costruzione di capanne e pergolati, di graticci per soffitti o per stagionare formaggi e altri prodotti fatti in casa. In Abruzzo la canna è anche materia prima per alcune feste tradizionali di grande significato anche religioso. A Fara Filiorum Petri (Chieti), ad esempio, ogni anno, il 16 gennaio, si bruciano le “farchie” in onore di sant’Antonio abate che ricorre il 17 gennaio. In ogni contrada di Fara Filiorum Petri, a partire dal 6 gennaio e fino al 15 gennaio, si formano gruppi collettivi di uomini e donne di tutte le età, che in allegre comitive, si costruiscono le farchie (da 15 a 18) costituite da colonne di canne, alte fino a 4 metri ed oltre, una parte delle quali deve essere di origine ... furtiva (se non ci sono canne rubate nei territori limitrofi di Fara Filiorum Petri la farchia perde la sua ritualità apotropaica, di scongiuro di guai), fatte essiccare durante l’anno.
La farchie, poi, nel pomeriggio del 16 gennaio, vengono portate nel piazzale del Cimitero Comunale, nei pressi della Chiesa di Sant’Antonio Abate, trasportate a spalla o caricate su carri trainati da trattori, con allegre brigate di suonatori di strumenti popolari (fisarmoniche, organetti “ddu’bbotte”) e cantori della storia del santo Eremita, il tradizionale canto “Na fémmena bon cristiane…” . Sul piazzale del Cimitero, dopo essere state erette con l’impiego di scale e corde, tra scoppi di petardi e mortaretti, le farchie vengono incendiate ad una ad una, e quando all’imbrunire le fiamme si levano con ardore verso il cielo giunge in processione la statua di Sant’Antonio, portata a spalla dalla congrega e il parroco del paese benedice la folla dei contradaioli radunata sotto le farchie che bruciano. Poi la farchia, bruciata a metà, viene riportata ognuna nella sua contrada e qui riaccesa per l’intera notte: nel mattino del 17 gennaio, le sue ceneri verranno disseminate nei campi e nelle stalle, mentre gli animali domestici verranno portati in piazza per la benedizione propiziatoria del Patrono Sant’Antonio abate.
Un’altra interessante tradizione è quella che si ripete ogni anno ad Atri (Teramo) alle 5 del mattino dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, con la processione de le “faùgne”, dopo una notte di veglia in tradizionali cene tra amici e parenti. Si tratta di fasci di canna che uomini e donne, di ogni età, con molti giovani, che vengono accese da un falò che brucia davanti alla Cattedrale, portano in processione per i vicoli e le piazzette del centro storico, facendo ritorno in piazza “le faùgne” finiscono nel grosso falò generale tra canti e suoni.
Con la canna i pastori costruivano strumenti musicali semplici ma di grande suggestione: fischietti, raganelle, e tra tutti “lu frecavente” (la siringa di Pan): sette tronchi cilindrici di canna uniti insieme, con la parte inferiore chiusa e quella superiore aperta dove si poggiano le labbra per ricavare melodie soffiandovi.
“In Abruzzo e nel territorio di Chieti in particolare, dove i fiumi non mancano, dice Francesco Di Natale, è facilissimo procurarsi le canne per lavorarle in maniera artigianale e con obiettivi artistici. Io più volte me ne sono andato lungo i fiumi o sui margini delle strade a raccogliere le canne più idonee per le mie esigenza, ma ho anche amici che mi procurano canne già stagionate, facilitando ancor più il mio compito”.